Storia della Chiesa di S.Andrea Apostolo.

Storia della Chiesa di S.Andrea Apostolo.

La Pieve di Sant’Andrea
L’attuale pieve di Sant’Andrea fu costruita poco dopo la metà del XII secolo lungo la via che portava verso l’Appennino e immetteva sulla rete di strade che componevano la via Francigena. La pieve, prima chiesa alle porte della città ad accogliere pellegrini e viandanti, conserva il ricordo di questi antichi passaggi nell’architrave del portale maggiore dove è raffigurato il Viaggio dei Magi.
L’orientamento della chiesa che non presenta, come consueto, l’abside verso oriente, potrebbe segnalare un’origine molto più antica. Lo confermerebbero alcuni scavi eseguiti nel 1960 che portarono alla luce i resti di un edificio più piccolo risalente al VII secolo.
La chiesa è nota fin dall’origine come ‘pieve’, cioè come chiesa dotata di fonte battesimale da cui dipendevano altre ‘cappelle’. E’ indicata anche come plebs magna et prima dignitas post Cathedralem; di Cattedrale, d’altronde, sembrerebbe aver svolto anche le funzioni nel 1202, quando questa fu danneggiata gravemente a causa di un incendio. Come antico privilegio era concesso alla pieve di amministrare il battesimo nell’ottava di Pentecoste. Tale periodo, in origine riservato al battesimo dei convertiti, lascerebbe pensare ad un’antica funzione missionaria, coerente con la dedicazione a Sant’Andrea Apostolo, spesso collegato a iniziative evangelizzatrici in epoca bizantina e longobarda.
Nel 1174 fu posta sotto il patronato della Cattedrale e officiata da un collegio di canonici. Le esigenze della vita comunitaria dei sacerdoti sono confermate dal chiostro parzialmente visibile sul fianco sinistro dell’edificio e dalle strutture medievali recuperate qualche decennio fa nella canonica.
La facciata rielabora le soluzioni ideate da Buscheto e Rainaldo nella Cattedrale di Pisa, ma replicate a Pistoia anche
14 Guida alle Opere
in altre chiese edificate nello stesso giro di anni, come San Bartolomeo in Pantano e San Pier Maggiore. Le affinità tra questi edifici sono motivate dal ruolo guida di Gruamonte, scultore e architetto che ha lasciato il proprio nome nella fiancata laterale di San Giovanni Fuorcivitas e nell’architrave della Pieve di Sant’Andrea. Gruamonte si è formato sull’esempio di maestri pisani a lui contemporanei come Guglielmo (attivo nella seconda metà XII secolo). La facciata di Sant’Andrea, infatti, rimanda ad esempi pisani anche nella scansione in cinque arcate che qui si impostano su un’elevata base in pietra serena. La parte sommitale delle arcate è decorata con motivi a intarsio in marmo bianco e verde. Anche i conci che compongono gli archi rispettano questa bicromia, richiamata nell’incorniciatura superiore e articolata in fasce di diverso spessore ornate da motivi geometrici.
Entro le arcate sono collocate delle losanghe ispirate a quelle del Duomo di Pisa, riproposte nella fiancata della Cattedrale di Pistoia e negli altri cantieri romanici della città.
La parte superiore della facciata fu completata nel Cinquecento e riflette la divisione interna dell’edificio. La chiesa è infatti divisa in tre navate, ripartite, a loro volta, in otto campate. L’interno è caratterizzato da un marcato verticalismo e una certa penombra, oggi incrementata dalla chiusura di alcuni oculi nella testata delle navate laterali. I capitelli dell’interno presentano una decorazione vegetale molto semplificata, talora ispirata ai modelli antichi, ma priva di figure umane ed animali ad eccezione del primo capitello a destra. Quest’ultimo, infatti, presenta una decorazione molto stilizzata con protomi leonine e umane. In testata, inoltre, al termine delle navate, sia a destra che a sinistra, l’ultimo arco è impostato su un semicapitello scolpito con una decorazione vegetale e, nella parte superiore, appare decorato con due delfini affrontati dalla cui bocca fuoriesce una palmetta. Il motivo sembra una citazione diretta del fregio con delfini di epoca romana imperiale (proveniente dalla Basilica Neptuni di
PIEVE DI SANT’ANDREA 15 Roma) reimpiegato, anche nel Duomo di Pisa per i plutei del Duomo scolpiti da Guglielmo pisano.
La chiesa di Sant’Andrea ha assunto l’aspetto attuale dopo alcuni importanti restauri. Un primo rifacimento fu promosso dal pievano Bartolomeo Cellesi nel 1619, quando furono completamente risistemati gli altari e ricostruito l’altare maggiore. Gli elementi decorativi e le aggiunte architettoniche che disturbavano il presunto aspetto romanico originario sono stati progressivamente eliminati: un primo intervento risale al 1857, quando furono demolite le volte costruite tra il 1492 ed il 1495 nelle navate laterali della chiesa. Nuovi interventi nel 1906 e nel 1934 hanno provveduto ad eliminare l’altare settecentesco, oggi rimontato nella chiesa di Maresca, per sostituirlo con uno in stile. Un complessivo e profondo intervento di restauro fu eseguito tra il 1960 ed il 1962 a cura di Albino Secchi e Guido Morozzi. Gli altari laterali, già spariti nel 1786 ma poi ripristinati, furono nuovamente demoliti nel corso di quest’ultimo restauro che ha preservato soltanto i due tuttora visibili.
In occasione dei restauri novecenteschi è andata perduta anche la cantoria in controfacciata che ospitava un notevole organo Tronci oggi perduto.

22 settembre 2017, alberto-bertini